Jeff Bezos vuole colonizzare la Luna per salvare la Terra: perché la sua idea conviene a noi (e a lui)
Jeff Bezos, fondatore di Amazon e Blue Origin, non si accontenta di portare i turisti nello Spazio, con tanto di visite guidate nella Stazione spaziale, guarda ancora più avanti alla possibilità di spostare le nostre fabbriche sulla Luna; un giorno sarà lì che trasferiremo le nostre emissioni salvando il clima, dice lui.
Queste dichiarazioni sono state riportate recentemente da Business Insider e fanno riferimento all’intervento di Bezos durante la “Mars” (Machine learning automation robotics and space) tenutasi a Las Vegas tra il 4 e il 7 giugno 2019, con la presentazione del lander che dovrebbe riportare degli astronauti sulla Luna entro pochi anni.
Uno sguardo verso il futuro
La lungimiranza, ovvero la capacità di avere una visione ampia che non si esaurisca nel presente ma guardi ad un ideale futuro è quanto contraddistingue le grandi personalità che hanno poi cambiato davvero le nostre vite. Elon Musk è convinto di andare davvero su Marte, poco importa se non è ancora chiaro come ci riuscirà; Umberto Guidoni spiegò a Open le difficoltà che vanno ancora superate.
La consapevolezza di un pianeta fragile
Fin dalle prime missioni Apollo della Nasa lo Spazio è stato il “territorio” su cui investire maggiormente per il nostro futuro tecnologico, generando attraverso una visione esterna del piccolo fragile pianeta Terra un pensiero ecologista come mai si era visto prima, portandoci oggi alla consapevolezza dei cambiamenti climatici e delle nostre responsabilità.
Ci sono almeno tre ostacoli contro la visione di Bezos:
- Il tempo stringe, stando alle più recenti proiezioni dovremo ridurre le nostre emissioni in atmosfera entro la metà di questo secolo, oltre il quale potrebbe essere troppo tardi trovare delle soluzioni al riscaldamento globale;
- le risorse fossili che utilizziamo per tenere in funzione le nostre industrie si stanno esaurendo e prima ancora che finiscano diventeranno troppo costose per poter tenere i ritmi di produzione, quindi dovremmo estrarre anche quelle dallo Spazio, con costi che oggi sarebbero ancor più proibitivi;
- lavorare in assenza di peso in future colonie lunari comporta dei problemi nel corpo e nella psiche dei futuri lavoratori ancora da superare, senza contare che i viaggi nello Spazio profondo non sono per tutti, non è come fare il turista per qualche decina di minuti in una sub-orbita o per una breve visita nella Stazione spaziale.
Una nuova infrastruttura spaziale
Creare dal nulla un’infrastruttura di colonie in grado di estrarre risorse dai corpi celesti, come gli asteroidi o le comete, inizialmente comporterà numerosi costi, ma potrebbe davvero rappresentare una via d’uscita, sia per il nostro continuo fabbisogno energetico, sia per quanto riguarda il sogno di magnati come Bezos: agire completamente al di là del controllo statale, sappiamo infatti che nessun paese può rivendicare alcun corpo celeste, tanto meno la Luna.
L’infrastruttura sarà possibile un giorno grazie agli sforzi compiuti nell’ambito del programma aperto alle agenzie private della Nasa, a cui partecipano anche Boeing e SpaceX di Musk, soprattutto per quanto riguarda lo sviluppo di razzi in grado di tornare sulla Terra, per essere così riutilizzati.
Foto credit: Steve Jurvetson, Flickr/ Jeff Bezos.
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